Come già noto, il nostro paese purtroppo non sta rispettando le tempistiche previste dal BUL, piano banda ultralarga. Infatti, come anticipato a fine 2020, il piano nazionale banda ultralarga sta subendo ritardi, dovuti soprattutto a problemi burocratici. Nei primi giorni di Aprile, Infratel ha pubblicato i dati mensili di avanzamento dei lavori del piano strategico banda ultralarga.
Piano banda ultralarga Italia, lo stato dei lavori ad Aprile 2021
Secondo il report mensile di Infratel, la commercializzazione della banda ultralarga è arrivata a 2002 comuni italiani, 271 in più rispetto a dicembre 2020. Inoltre, sono aumentati anche i comuni collaudati positivamente. Ad oggi, quindi, 904 comuni italiani hanno completato l’installazione della banda ultralarga. Si tratta di 227 paesi in più, rispetto a dicembre 2020. Infine, cresce anche il numero di cantieri aperti: 4.252, un aumento di 537 da dicembre.
Dati che lasciano ben sperare, anche se siamo ancora indietro rispetto alle previsioni.
Infatti, considerando i dati di Open Fiber, nel primo trimestre del 2021 sono stati consegnati dalla società 248 progetti esecutivi FTTH, a fronte però di una previsione sul primo semestre di 845 progetti. Si tratta, quindi, del 29% dei progetti preventivati. Pertanto, se vorrà rispettare le previsioni, Open Fiber dovrà accelerare i lavori, per riuscire a consegnare i restanti 597 in soli tre mesi.
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Strategia piano banda ultralarga, stato dei lavori nel primo trimestre 2021
Il 31 marzo 2021, il Ministero dello Sviluppo economico ha reso noti i dati dell’avanzamento dei lavori del piano BUL.
In particolare:
- L’importo dei lavori ordinati al Concessionario da inizio Piano è pari a 1.455.502.329,83 di € di cui 24.632.868,49 impegnati nel mese di marzo 2021.
- Inoltre, nei primi tre mesi dell’anno, Infratel ha verificato 290 progetti, approvandone 200 e rifiutandone 90.
- Gli as built consegnati da Open Fiber sono stati 200 a fronte dei 575 attesi per il semestre (34.7%).
- Infratel ha collaudato positivamente 88 siti FWA ed altri 35 con prescrizioni.
- La produzione media mensile, nel primo trimestre 2021, è pari a 19 milioni di euro a fronte di una media mensile attesa di almeno 35 milioni di euro.
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Ma quali sono le motivazioni del ritardo sul piano copertura banda ultralarga?
Difficile indicare le motivazioni che hanno portato ai ritardi sul BUL, infatti si tratta più di una somma di ritardi dovuti a diversi fattori.
Una parte delle responsabilità potrebbe dipendere dai ritardi di progettazione, quindi calcoli sbagliati nelle tempistiche di realizzazione. Inoltre, nel corso dei mesi, ci sono stati ritardi nell’autorizzazione da parte degli enti locali. La grande differenza di tecnologia riscontrata nelle regioni e nelle località. Infine, anche il colosso TIM ha contribuito al ritardo nei lavori, portando avanti l’ipotesi della rete unica Tim-Open Fiber.
La Open Fiber fa sapere, però, che l’obiettivo rimane invariato. Ovvero, una copertura del 90% del paese entro il 2022.
La reazione del Governo e delle Regioni
Il piano BUL, partito nel 2019, quindi in epoca Pre-Covid, è diventato sempre più importante dati gli sviluppi e gli avvenimenti del 2020. Infatti, lo smartworking e la DAD hanno reso sempre più evidente quanto sia importante avere una connessione veloce e stabile anche a casa.
Proprio partendo da questa necessità, il presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha scritto a nome dei sindaci italiani, al ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao e al ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.
“La pandemia ha evidenziato la necessità di avere a disposizione connessioni digitali performanti che possano supportare lo svolgimento di attività basilari per la convivenza civile e le attività economiche. Allo stesso tempo è emersa una situazione di grave divario digitale in cui si trovano ancora molti Comuni italiani sul territorio nazionale, in particolare quelli piccoli delle aree montane e interne, ma anche molti nelle aree metropolitane.
Queste le parole di Decaro, che prosegue nella sua lettera.
Bisogna concentrare ogni sforzo possibile, economico e organizzativo per recuperare il grande ritardo con cui oggi viaggia la realizzazione del Piano nazionale per la banda ultra larga, anche rivedendone l’impostazione se questo può servire a connettere con più velocità i tanti territori non coperti dal mercato. Un’urgenza che va di pari passo con la necessità di reimpostare le modalità di programmazione degli interventi, coinvolgendo in forma diretta i Comuni molto prima dell’invio, da parte del concessionario, delle richieste di autorizzazione. Un cambio di impostazione netto rispetto alla prima fase del Piano, che permetterebbe di risolvere a monte diverse criticità applicative di cui tutti gli attori in campo sono ormai consapevoli, oltre che un messaggio istituzionale importante di attenzione a tutti i territori”.
Infine, la stessa Associazione ha dichiarato di essere pronta a fare la sua parte, per facilitare il dialogo tra concessionario e Comuni per riorientare il Piano privilegiando temporalmente le aree che soffrono di maggiori problemi.
La differenza di tecnologia
Tra le regioni maggiormente penalizzate troviamo Abruzzo, Emilia Romagna, Molise, Puglia, Sardegna, Toscana, Calabria, provincia di Bolzano e Valle d’Aosta. Inizialmente, il piano banda ultralarga nazionale, approvato nel 2015, prevedeva che entro il 2020 nessuno sarebbe stato senza banda ultralarga. Questa prospettiva sembra sempre più lontana, visti i dati di Aprile. Sicuramente, le lacune tra le tecnologie delle regioni non hanno aiutato il piano di Open Fiber.
La società, però, sostiene di proseguire a pieno ritmo nella realizzazione della rete, e resta ferma sulla data finale dei lavori iniziale. Open Fiber, infatti, sostiene che entro il 2022 il piano sarà completato, e tutte le regioni avranno la connessione FTTH.
Questo aiuterebbe sicuramente la nostra economia, oltre a migliorare la qualità della connessione anche nelle cittadine più remote.