Pensione, nei prossimi mesi partirà l’integrazione: chi riceverà un importo extra mensile

La Corte Costituzionale ha stabilito una nuova integrazione per le pensioni: a chi spetta e a quanto ammonta.

Negli anni, parlare di pensioni è diventato quasi un esercizio di memoria storica. Da chi ha iniziato a lavorare negli anni ’80 a chi si è affacciato al mondo del lavoro dopo il 2000, il sistema ha cambiato pelle più volte, spesso senza che ce ne accorgessimo davvero. Ma una data spartiacque esiste, ed è il 1996.

Portafoglio pieno di banconote
Pensione, nei prossimi mesi partirà l’integrazione: chi riceverà un importo extra mensile – sosutenze.it

Con la riforma Dini, infatti, il nostro sistema pensionistico ha abbandonato – almeno in parte – il vecchio modello retributivo, quello che calcolava l’assegno in base agli ultimi stipendi, e ha introdotto un nuovo metodo: il contributivo, legato a quanto si è effettivamente versato nel corso della vita lavorativa.

Non per tutti, però, le cose sono cambiate nello stesso modo. C’è chi si è trovato nel mezzo, chi è rimasto ancorato al vecchio sistema e chi invece ha iniziato tutto sotto le nuove regole. Ed è proprio qui che iniziano le sfumature, quelle che oggi, a distanza di quasi trent’anni, fanno ancora la differenza. Ora però una nuova sentenza rimette tutto in discussione, aprendo la porta a un aumento per una categoria di pensionati finora trascurata.

Cosa cambia con l’ultima sentenza sulla pensione e a chi spetta l’aumento

È ufficiale: la Corte Costituzionale ha posto fine a una distinzione che resisteva da quasi trent’anni. Con la sentenza n. 94/2025, ha stabilito che anche i titolari dell’assegno ordinario di invalidità calcolato interamente con il sistema contributivo – cioè con contributi versati solo dopo il 1° gennaio 1996 – avranno finalmente diritto all’integrazione al trattamento minimo, fissata oggi in 603,40€ mensili.

Monete e biglietto con scritta pensione sotto lente d'ingrandimento
Cosa cambia con l’ultima sentenza sulla pensione e a chi spetta l’aumento – sosutenze.it

Fino a oggi, questo diritto era riservato esclusivamente a chi aveva contributi antecedenti alla riforma Dini, e quindi una pensione calcolata con il sistema retributivo o misto. Chi invece era entrato nel mondo del lavoro in epoca contributiva pura restava escluso, anche in presenza di assegni di importo molto ridotto.

Ora però la Consulta ha dichiarato questa differenza illegittima: il bisogno economico – ha chiarito – non dipende da quando sono stati versati i contributi, e non è meno urgente solo perché la pensione è calcolata con un metodo diverso.
L’assegno ordinario d’invalidità, d’altronde, ha un obiettivo ben preciso: sostenere chi ha perso la capacità lavorativa, spesso in giovane età, e non può attendere i 67 anni della pensione di vecchiaia.

Chi oggi riceve, ad esempio, un assegno d’invalidità da 450€ al mese, perché ha iniziato a versare contributi solo dopo il 1996, vedrà l’importo salire automaticamente a 603,40€, grazie all’integrazione prevista dalla sentenza. Ovviamente, l’aumento sarà proporzionato in base alla soglia massima: se si prendono 599€, aumenterà di 4,40€. L’aumento scatterà a partire dalla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale, senza necessità di arretrati: la decisione non è retroattiva, ma vale solo per il futuro.

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