La pandemia di Covid-19 non accenna ad allentare la sua temibile morsa e, sebbene lo stato di emergenza sanitaria a livello lavorativo avrà una probabile conclusione a Febbraio, è molto probabile che lavorare in smart working continuerà ad essere ancora una corsia preferenziale imboccata da moltissime aziende in tutto il mondo. Proprio per tale motivo il governo sta pensando a delle soluzioni per regolamentare tale pratica, introducendo una sorta di bonus spese che possa compensare la perdita dei buoni pasto, il costo delle utenze domestiche di luce ed internet e la possibilità di effettuare degli straordinari.

 

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Smartworking: una realtà anche dopo la pandemia?

Secondo Bloomberg, la famosa agenzia di stampa newyorchese è in atto “il più grande esperimento di telelavoro al mondo”, una sorta di test che, se ben giostrato, potrebbe cambiare i tempi ed i modi di lavorare in un futuro, forse non così lontano.

Perché se prima della pandemia mondiale provocata dal Covid-19  il lavoro agile era una realtà attuata solo in certe situazioni e riservata a pochi, ora si è tramutata in una sorta di normalità, imposta dalla necessità di evitare i contagi e al contempo di non paralizzare l’economia, già duramente messa a prova.

  • Lavorare in smart working: vantaggi e svantaggi

Lavorare da casa, lo abbiamo ormai appurato dopo i molti mesi di training, offre molteplici innegabili vantaggi, soprattutto in termini di guadagno di tempo e denaro. Niente più interminabili ore incolonnati per le strade, maggiore flessibilità organizzativa nell’arco della giornata, che permette anche di poter gestire la famiglia e l’eventuale presenza dei figli a casa in didattica a distanza, nonché  un significativo risparmio di soldi per la benzina non consumata.

Eppure, nonostante questi innumerevoli benefici, non tutti, in questi ultimi mesi hanno mostrato grande entusiasmo nel lavoro agile. Forse perché non è proprio così agile come si dica? O perché effettivamente manca una cultura dello smartworking che sia davvero smart?

Già perché anche lavorare da casa per molti, significa incappare anche in alcune insidie: da una parte quelle più legate alla sfera socio- emotiva, come l’emergere del senso di alienazione, provocato dal mancato confronto diretto e rapporto con i colleghi di lavoro, l’eccessivo presentismo, ossia il dover essere sempre reperibili a casa, visibili anche quando non si è proprio al 100% della salute.  Condizioni che possono portare a quello che gli esperti definiscono un burnout da smartworking.

Dall’altre parte sussistono inoltre problematiche prettamente normative ed organizzative, come ad esempio la perdita dei buoni pasto, degli straordinari ed un aumento della spesa per le bollette legate al consumo di luce o per la connessione web.

Ecco perché, ora che lo smart working continuerà probabilmente ad attuarsi per molto tempo ancora, le istituzioni hanno ritenuto indispensabile istituire una normativa smartworking, che consenta di risolvere le eventuali disparità legate al trattamento economico per chi lavora da remoto e per chi, invece, si reca regolarmente sul proprio posto di lavoro. In che modo?

 

 

Bonus spese per i lavoratori in smartworking: di cosa si tratta?

Abbiamo evinto come, anche in questa seconda ondata del Coronavirus, lo smart working continui  a rappresentare per milioni di italiani, la soluzione migliore ed efficace per ridurre al minimo le possibilità di essere contagiati senza rischiare di perdere il lavoro.

Proprio per il suo protrarsi, probabilmente ancora per parecchi mesi, il telelavoro necessita a questo punto di una maggiore regolamentazione, soprattutto per quanto riguarda il trattamento economico del lavoratore che naturalmente deve essere il medesimo di chi invece lavora in ufficio.

Il ricorso al lavoro agile, rispetto a quello svolto in ufficio con orari rigidi, per quanto fruttuoso ed efficace, prevede tuttavia delle decurtazioni, come la perdita dei buoni pasto o la possibilità di svolgere gli straordinari.

Per questo il Governo sta pensando di introdurre nella prossima manovra un bonus spese smart working, ossia una sorta di  rimborso forfettizzato delle utenze, come luce e connessione internet, o  un pacchetto welfare che  garantisca comunque al lavoratore benefici differenti rispetto a quelli dei salari standard.

 

 

  • Bonus smartworking per buoni pasto, bollette e straordinari

Il bonus smart working 2021, secondo le indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, dovrebbe in primis risolvere il problema della mancanza di erogazione dei buoni pasti. Questi ultimi, infatti, non vengono più erogati per coloro che lavorano da remoto.

Gli incentivi smartworking dovrebbero riguardare anche il discorso straordinari, certamente più difficili da verificare in telelavoro. I sindacati stanno lavorando per trovare un accordo, che sembra però già essere all’orizzonte e che prevederebbe un  rimborso forfettario ed aggiuntivo a chi lavora da remoto per un monte ore superiore a quello stabilito.

Infine, non meno importante, il bonus andrebbe ad allentare i costi in bolletta, inevitabilmente lievitati a causa dell’utilizzo più massivo dei device, come pc, tablet, stampanti, nonché per l’utilizzo di internet. Un contributo non certo indifferente specialmente in questo periodo in cui risparmiare sulle bollette della luce, considerati gli aumenti in vista, può essere un’ottima strategia per far quadrare il bilancio familiare.

Ricordiamo che le migliori tariffe sui prezzi della luce sono quelle che meglio si adattano alle proprie abitudini di consumo. Ecco perchè comparare le varie offerte tramite SOSutenze  è la soluzione più veloce, intuitiva e semplice per trovare l’operatore più consono alle proprie esigenze.

  • Bonus anche per i dipendenti della PA?

La questione del bonus spese riguarda, naturalmente, anche i dipendenti della PA: nel periodo compreso tra il 1° maggio e il 15 settembre 2020 il lavoro agile è stato utilizzato dall’86% delle amministrazioni. Anche per loro sarebbe previsto, a partire da febbraio un rimborso forfettario mensile.

 

 

 

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