Sono piuttosto allarmanti i dati diffusi dal Ministero dell’Innovazione e dall’AGCOM, a seguito della mappatura in Italia delle reti di accesso ad Internet, effettuata nel corso del 2020. Sarebbero infatti oltre 63 mila le persone che non possono accedere ad una connessione internet  a causa della zona abitativa priva di linea e 16 mila coloro che vivono in aree nelle quali non funziona nemmeno il cellulare. Numeri che fanno comprendere quanto ancora ci sia da fare per colmare il digital divide nel nostro paese in modo che tutti, a prescindere dal paese in cui si abita,  seppur ubicato nel luogo più sperduto, possano avere le medesime possibilità di accesso alla rete.

 

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L’Italia offline:  i dati dell’AGCOM

Ormai è innegabile: viviamo in un mondo sempre connesso, nel quale internet è talmente entrato a far parte della nostra quotidianità  da considerarlo ormai un’estensione della nostra stessa coscienza. La nostra realtà, fatta di relazioni, lavoro, socialità, scuola è profondamente legata alla rete in un modo così radicato che immaginare di non poterla più utilizzare per un lungo o breve periodo ci spaventa. Ma non è solo quello.

Oggi la rete ed internet non rappresentano più solo fonti di intrattenimento fine a loro stessi. Diventano fondamentali risorse per poter studiare, lavorare e comunicare.  Ne abbiamo compreso le potenzialità e l’importanza soprattutto in quest’ultimo anno di pandemia, in cui  l’essere  online ha reso più sopportabile non solo l’isolamento, imposto dalla necessità di contenimento del virus, ma ha permesso a bambini e ragazzi di continuare a studiare e seguire le lezioni  scolastiche attraverso la DaD e a milioni di persone di continuare a lavorare in serenità, grazie allo smartworking.

Eppure, nel nostro paese, ci sono ancora moltissime persone che hanno una connessione internet assente, poiché abitano in comuni non raggiunti dalla linea ed altri che vivono in paesi in cui non è presente nemmeno la rete mobile.

A rendere noti questi dati è stata l’AGCOM, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che, incaricata dal Decreto Salva Italia, ha costituito una banca dati  tutte le reti di accesso ad Internet esistenti sul territorio nazionale, restituendo una fotografia, di una parte di Italia, totalmente priva di connettività o senza una connessione internet veloce e performante per poter stare al passo con le esigenze scolastiche e lavorative del momento.

 

 

  • Mappatura delle rete di accesso ad internet

Tale strumento permette di analizzare lo  stato di sviluppo dell’offerta di accesso ad Internet al singolo indirizzo e di effettuare delle comparazioni sulle varie tecnologie e velocità. Grazie alle informazioni raccolte è inoltre possibile sapere, presso la propria abitazione, quale infrastruttura di accesso ad internet arriva, ma anche individuare possibili misure per poter colmare il divario digitale nel nostro paese, che, fra l’altro, uno degli operatori di telefonia più importanti,  Tim ha dichiarato di poter colmare entro la fine del 2021.

Al momento, tuttavia occorre ancora intervenire nelle aree bianche del nostro paese, dove non è disponibile alcun accesso ad internet da rete fissa e che comprendono ben 204 comuni abitati da 186mila persone. La mancanza totale di copertura internet comprende invece 63mila utenti che vivono in aree non cablate o coperte.

 

 

Le aree bianche italiane: la situazione della connessione internet

In Italia vi sono circa 8.000 comuni, tuttavia ciascuna area del Paese è suddivisa in oltre 94.000 zone diverse. Tale ripartizione a maglie ha consentito di poter dividere il territorio in aree bianche, grigie e nere. Le aree bianche sono tutte quelle in cui le infrastrutture a banda larga sono inesistenti e nelle quali è poco probabile che verranno sviluppate nel futuro prossimo con interventi di società private.

Fra questi comuni “bianchi” ve ne sono alcuni definiti addirittura “bianchissimi”, cioè dove non risulta disponibile nessun tipo di accesso ad internet fisso in oltre il 10 % delle abitazioni. Nelle aree di territorio connesse, la rete è spesso antiquata e l’unico modo per usufruire della linea è affidarsi ai ponti radio che servono a fornire un collegamento  tra due punti distanti tra loro quando non è possibile la realizzazione di un collegamento cablato. Naturalmente in questo caso si tratta di una tecnologia meno stabile e veloce.

 

  • Open Fiber ed Eolo: al lavoro per colmare il digital divide nelle aree bianchissime

Lo scorso anno, il Ministero dell’Innovazione ha richiesto la copertura delle aree bianchissime, chiedendo la collaborazione degli operatori nazionali in prima linea. Oper Fiber, progetto lanciato dal Gruppo Enel e Cdp che, come è noto, affitta la propria infrastruttura ai provider italiani, conta di raggiungere entro la fine del 2021 almeno 171 comuni dei 204 classificati come bianchissimi, e i restanti 25 comuni entro la fine del 2022.

Si tratta di un investimento di 5 milioni di euro, ritenuto fondamentale per abbattere il digital divide, come ha dichiarato l’Amministratore delegato di Open Fiber, Elisabetta Ripa ” la pandemia di Covid-19 ha mostrato a tutti quanto sia necessario avere una rete internet performante e capillarmente diffusa per continuare a lavorare, studiare, intrattenere relazioni sociali; La connettività deve essere disponibile a tutti per non creare cittadini di serie B”.

Fra gli altri operatori anche EOLO Spa, specializzato nella tecnologia Fixed Wireless, ha annunciato che saranno investiti 150 milioni di euro per estendere la rete a 1.500 comuni attualmente non raggiunti. Nei primi mesi di attuazione del piano sono stati collegati  già 375 nuovi comuni.

Da sottolineare che, al momento, la rete Eolo copre il 78 % delle abitazioni nelle aree bianche, fornendo una connessione internet a 1,2 milioni di persone.

Prosegue il nostro impegno per essere il primo operatore ad azzerare il Digital Speed Divide in Italia-  ha spiegato Luca Spada- presidente e fondatore di Eolo. Il nostro obiettivo resta quella di assicurare una connessione in banda ultralarga stabile e veloce, unico strumento per garantire il lavoro da remoto, un sistema scolastico moderno e lo sviluppo economico delle aree interne”.

 

 

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