Il web come elemento indispensabile della vita quotidiana. Tanto da voler essere inserito dagli italiani come diritto fondamentale della costituzione. Questo e molto altro è emerso dal Rapporto Censis 2021 in collaborazione con WindTre, che ha evidenziato come per 8 italiani su 10, internet debba essere garantito a tutti, indistintamente. La connettività internet nell’Italia post pandemia è considerata dunque un valore irrinunciabile e e fondamentale per dare continuità alle attività lavorative e professionali, allo studio e alle relazioni sociali.
La connettività come nuovo diritto fondamentale
Tra le strategie di contrasto alla Pandemia da Covid-19, la connettività di rete, intesa come wi-fi o internet in generale, ha rappresentato indubbiamente una preziosa risorsa, in assenza della quale, le conseguenze imposte dal distanziamento sociale, sia sul piano economico, sociale e psicologico, sarebbero state ben peggiori.
Un’evidenza che ha riproposto all’attenzione pubblica il tema, di cui si discute ormai da un decennio, del diritto di accesso alla rete e del suo inserimento nella Costituzione. Se all’inizio, infatti, tale diritto era concepito prevalentemente come libertà di espressione, oggi, l’accesso al web è diventato un diritto sociale, che dovrebbe essere garantito e regolamentato dallo stato. Ma com’è, allo stato attuale, la situazione connettività nel nostro paese?
-
La situazione connettività in Italia
Correva il 30 aprile del 1986 quando il primo collegamento tra il CNR di Pisa e la Pennsylvania ci ha traghettato dentro a quella rete che anni dopo avrebbe portato alla nascita e allo sviluppo di internet. L’Italia è dunque stata la prima, dopo gli Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Norvegia ad entrare in rete rispetto a quasi tutti gli altri paesi europei. Un primato che oggi purtroppo è andato perduto.
Che cosa è accaduto? Al momento il nostro paese, come capitale umano, uso di servizi internet, integrazione dell’economia digitale e servizi pubblici digitali risulta nelle ultime posizioni. Fa eccezione connettività banda larga, che è superiore alla media europea grazie anche all’ampia diffusione di una rete mobile veloce. L’Italia tra l’altro è tra i paesi in prima linea per l’integrazione del 5G.
Il dato più preoccupante in realtà è quello riferito al capitale umano, inteso come cultura digitale, senza la quale non c’è rete ad alta velocità che tenga.
-
Il digital divide in Italia
Chi ha la possibilità di accedere alle tecnologie dell’informazione è indiscutibilmente più avvantaggiato di chi non può farlo per ragioni economiche, per l’assenza di infrastrutture adeguate o di un certo livello di istruzione.
Una condizione, quest’ultima, riscontrabile soprattutto nella popolazione meno giovane alla quale spesso manca il livello di istruzione necessario per sfruttare tutte le potenzialità offerte dal web, anche in aree dove ADSL o banda larga sono presenti da tempo.
Per questo negli ultimi anni si sono attivati numerosi progetti, sia pubblici che privati, per superare il digital divide, realizzati dagli operatori del settore, come ad esempio Tim, che ha trasformato la Puglia nel primo paese senza digital divide.
Eppure molto c’è ancora da fare. Secondo l’86,3% degli italiani l’accesso a internet deve essere garantito a tutti, ovunque e comunque (e la percentuale sale al 93,6% tra i giovani). Questo è uno degli interessanti dati emersi dal rapporto Censis stilato in collaborazione con Windtre. Di cosa si tratta?
Il Rapporto Censis: il valore della connettività dopo la Pandemia
L’accesso al web deve essere libero per tutti, ovunque e comunque. Ne sono convinti gli italiani intervistati in occasione di un’indagine promossa dal Censis, in collaborazione con Windtre, che ha stilato un rapporto dal titolo “Il valore della connettività nell’Italia del dopo Covid-19”
Dallo studio emerge come il web sia diventato centrale nella vita di ciascun individuo, non solo da un punto di vista lavorativo, ma anche relazionale. Ed i numeri confermano tale attitudine: sono infatti 46 milioni gli italiani dotati di una connessione a internet, di questi il 65,5% si connette sia tramite la rete fissa, sia tramite la rete mobile, il 14,1% solo da mobile, il 12,1% solo da fissa.
L’emergenza sanitaria che ci ha travolto nell’ultimo anno ha decretato il definitivo ingresso dell’accesso al web nel novero dei diritti fondamentali. Per l’80,2% degli italiani, inoltre, i costi di connessione dovrebbero essere finanziati, per intero o in parte, dalla fiscalità generale, rimuovendo ogni barriera d’accesso, a cominciare da quella economica. Eppure questo sembra essere il grande paradosso. Come mai?
-
Tariffe ancora troppo alte per i consumatori
Secondo l’88,9% degli italiani, la propria connessione su rete fissa è stata piuttosto performante durante l’emergenza sanitaria. Segno che gli operatori hanno saputo garantire connessioni sicure, affidabili e veloci. Ciò non toglie, tuttavia, che per il 44,7% degli italiani in questi anni le tariffe non si siano ridotte (mentre pensa il contrario il 41% e il 14,3% è incerto)”. La soluzione, per la maggioranza degli italiani (l’83,6%) consisterebbe nel far pagare ai colossi del web e dei social una fee da destinare ai provider.
-
Gli italiani always on
Dall’indagine del Censis è emerso come il 91,5% degli intervistati mantenga contatti online con familiari, amici e conoscenti. Il 78,9% usa Internet per questioni legate alla salute. Il 75,9% per pagare bollette, multe, tasse. Il 75,5% per le attività del tempo libero, dal gaming online ai film, le serie tv, le partite di calcio. Il 74,1% per fare acquisti online. L’86,9%, degli occupati, infine, usa il web per lavoro, l’83,6% degli studenti per le attività didattiche.
Ben 13 milioni di italiani desiderano potenziare nei prossimi mesi la propria connessione su rete fissa, mentre 3 milioni vogliono attivarla per la prima volta. Il 60,4% è favorevole a rendere il 5G subito operativo ovunque mentre solo il 14,4% si dichiara contrario, ritenendolo dannoso per la salute.
Perché il web continua a spaventare?
Il web, lo sappiamo, non è il paradiso dell’Eden ma può nascondere purtroppo anche alcune insidie. Ne sono consapevoli gli italiani, che ( per il 54,3%) temono di incorrere in frodi durante le operazioni bancarie o effettuando acquisti online. Il 43,1% teme i rischi legati al libero accesso alla rete da parte dei minori, il 27,6% la possibile dipendenza dai social network, mentre il 22,6% è spaventato dagli hater.
-
Come deve essere l’operatore di rete ideale?
Tutt’altro che sprovveduti, gli italiani mostrano di aver un rapporto intelligente con la rete, evidenziando idee assai chiare sulla scelta dell’operatore telefonico più adatto alle proprie esigenze.
Oltre al prezzo naturalmente, vengono valutati alcuni parametri fondamentali come:
- velocità di connessione, con alta qualità e fluidità dei contenuti (52,6%);
- affidabilità ed assenza di interruzioni (47,6%);
- un servizio di assistenza rapido e facilmente raggiungibile in caso di guasti o problemi amministrativi (36,1%);
- la presenza di servizi di sicurezza informatica, a tutela di truffe online (31,1%);
- la protezione dei minori (19,7%);
- l’impegno esplicito e concreto dell’operatore per la tutela dell’ambiente (10,6%).